Amarcord: quando nacque "magic"...

Le finals del 1980 si disputavano tra phladelphia 76ers e los angeles lakers. Mvp della stagione era stato Kareem-Abdul Jabbar, in quelle finals stava giocando con cifre astronomiche, e LA aveva risonquistato il fattore campo a Philadelphia dopo averlo perso in gara 2. In gara 5 al Forum di Los Angeles l'occhialuto centro aveva messo un'altro mattoncino per la conquista dell'anello e del titolo di mvp delle finali: pur avendo rimediato una distrosione alla caviglia a metà gara (e gia il tabellino diceva 26) rimase in campo stringendo i denti e a pochi secondi dalla fine con una schiacciata dette il 3-2 alla sua squadra e la prima possibilità di giocare per il titolo. Ma Kareem dovette pagare un prezzo salatissimo per il suo coraggio: caviglia malridotta e niente volo per Philadelphia. Tutto il coaching staff, e gli addetti ai lavori, gli consigliarono riposo per prepararsi a gara 7: perchè sicuramente ci sarebbe stata gara 7, troppo forti i sixers per essere battuti senza la propria stella. Il rookie delle meraviglie dei losangeliani era l'unico che credeva nella possibilità di vincere: veniva da michigan state dove e due anni gli erano bastati per vincere titolo NCAA e mvp delle finali, e al suo primo anno nba era stato fenomenale con 18 punti, 7.7 rimbalzi e 7.3 assist di media, guadagnandosi i galloni di playmaker titolare dei gialloviola. Sull'aereo per Philadelphia, trasferta che tutti sapevano "inutile" (tutti tranne lui), il coach lo prese da parte e gli disse che lui, playmaker di 2.05 metri, data l'assenza di Kareem, avrebbe giocato centro. Come se gli avessero detto la cosa più banale del mondo, con molta calma, il rookie delle meraviglie, per ravvivare le facce tese dei comagni di squadra sicuri di perdere, fece tre cose: si mise a sedere nel posto inviolabile riservato a kareem; chiese un telefono e chiamò suo padre dicendogli "Domani si torna all’high school! Giocherò centro!"; infine si girò verso tutta la squadra e pronunciò poche significative parole: "Never fear, E.J. is here!". E così fu, il playmaker le sera dopo, tra lo stupore generale, saltò per la palla a due e non solò giocò centro, ma fece squadra da solo, mise in crisi Julius Earving e alla fine trascinò i lakers alla conquista dell'anello che mancava da 8 anni, la partita si chiuse sul 123-107. Il rookie delle meraviglie chiuse con cifre stratosferiche: 42 punti, 15 rimbalzi, 7 assist, 1 stoppata, 3 recuperi. Fu eletto mvp delle finali ed è tutt'ora l'unico giocatore ad aver vinto questo titolo per NCAA e NBA consecutivamente. Erano le prime luci di quello showtime che ci avrebbe accompagnato per tutti gli anni '80. Il rookie delle meraviglie si chiama Earving Johnson, ma da quella sera tutti sanno che il suo nome è Magic!

0 commenti:

Posta un commento