Le olimpiadi del 1972 sono state senza dubbio uno spartiacque per la pallacanestro olimpica, ma il vero terremoto doveva ancora arrivare, e si materializzò nel 1988 a Seoul, le Olimpiadi della riappacificazione dopo i boicottaggi dell'80 e dell'84.
Gli Stati Uniti con i loro universitari guidati dall'ammiraglio David Robinson e da Mitch Richmond erano arrivati in semifinale, letteralmente distruggendo tutti gli avversari che avevano di fronte, ma in semifinale crollarono contro una concreta Unione Sovietica, giudata da un grande Arvydas Sabonis. Sulle ali dell'entusiasmo i sovietici andranno poi a vincere il loro secondo oro olimpico nel basket (dopo quello del '72) contro la Yugoslavia che l'aveva battuta nel girone preliminare e che aveva un rooster che solo a leggerlo faceva tremare i polsi: Drazen Petrovic, Toni Kukoc, Zeljko Obradovic, Dino Radja, Vlade Divac solo per citarne alcuni. Ma tant'è l'oro fini al collo dei russi e quella splendida finale è il testamento sportivo della grande scuola cestistica dell'est europeo, che di li a pochi anni sarebbe stata travolta dal crollo del blocco socialista.
Gli americani considerarono la medaglia di bronzo come un'onta, un'offesa nell'onore, da lavare al più presto e al meglio possibile a partire dai successivi giochi olimpici, quelli di Barcellona '92.
Dopo il terremoto non può che esserci la ricostruzione. Non c'erano più vincoli al professionismo e le stelle della nba erano libere di partecipare per riprendere il posto che gli spettava nella gerarchia del basket mondiale. Per alcuni fu un gradito ritorno, come per Micheal Jordan, oro a L.A. 1984, e per David Robinson, che ebbe così l'occasione per vendicare la sconfitta di 4 anni prima (avrebbe poi concesso il tris ad Atlanta '96).
Oltre ai già citati la squadra era composta da Charles Barlkey, Larry Bird, Magic Johnson, Pat Ewing, Scottie Pippen, Clyde Drexler, Karl Malone, Chris Mullin, John Stockton e l'unico universitario Christian Laettner, pupillo di Coach K (vice di Chuck Daly) a Duke. Era nato il Dream Team.
Fu il torneo dal risultato scontato più bello della storia delle Olimpiadi: non c'era il minimo dubbio che a vincere sarebbero stati loro, tutto stava nel sedersi e godersi lo spettacolo. Gli avversari furono spazzati via in una furia sportiva che per alcuni sfiorò la derisione, ma la verità è che i giocatori avversari prima della partita facevano foto e chiedevano autografi ai loro idoli. Il Dream Team incantava per come giocava in campo, con una forza e un'atletismo che in Europa mai si era visto e che solo negli ultimi anni si è riusciti ad avvicinare. Mai scesero sotto i 103 punti realizzati a partita, conditi da schiacciate fragorose e giocate funamboliche. E da bravi americani avevano il gusto dello show e divennero forse i protagonisti più celebri delle Olimpiadi catalane. Anche in finale la pur fortissima Croazia di Petrovic e Kukoc non potè far nulla per fermare quella che tutt'oggi è la più forte squadra di basket di tutti i tempi, perdendo 117-85.
Nel tempo si sono susseguiti altri Team Usa formati da giocatori nba, ma per tutti quelli che amano questo sport l'unico e solo Dream Team è quello di Barcellona '92.
Road to Beijing, stay tuned!
2 commenti:
come sempre...se posso rubo, appena concludete la storia baskettara alle olimpiadi....naturalmente citando la fonte
ciaoooooo
ruba pure, è un piacere...
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